Dalla discarica al serbatoio, il fitolo il biodiesel del futuro: scienza o fantascienza?

Pubblicato il 19 marzo 2014 · Casi di Successo, Novità dal mondo

Un team di ricercatori americani ha creato in laboratorio una nuova famiglia di batteri che trasformano i rifiuti umidi in carburante liquido pronto all’uso. Funzionerà?

Un team di ricercatori degli Argonne National Laboratory (ANL) ha infatti recentemente messo a punto un bioreattore portatile in grado di convertire rifiuti di diverso tipo in un carburante ecologico che può essere immesso direttamente nei serbatoi dei veicoli e dei generatori diesel. La produzione di biocarburante dai rifiuti non è certo una novità: già da anni sono in funzione  speciali impianti per la produzione di biogas (processo di pirolisi e gasificazione). Il bioreattore degli ANL produce invece un combustibile liquido che può essere utilizzato senza problemi sia da solo, sia insieme al diesel tradizionale, senza bisogno di apportare alcuna modifica ai motori.

biodiesel

L’Endurance Bioenergy Reactor (questo il nome del bioreattore) può digerire scarti di legno, rifiuti alimentari, erba, fogliame, liquami di fogna e trasformarli in fitolo, un alcool con caratteristiche fisiche e chimiche molto simili a quelle del normale gasolio e dunque del biodiesel.  Il segreto di questo processo sviluppato da Phil Laible e dai suoi collaboratori è una famiglia di batteri fotosintetici realizzati in laboratorio che si nutrono di rifiuti organici e producono, come scarto, il prezioso combustibile. Il progetto è frutto di una collaborazione tra gli Argonne National Laboratories e la US Air Force, che è molto interessata a trovare una soluzione pratica per rendere le truppe dislocate in zone rischiose, il più possibile indipendenti dai rifornimenti di carburante. I batteri “progettati” dagli scienziati sono inoltre molto resistenti: una volta disidratati per congelamento possono essere spediti in tutto il mondo e sono già pronti all’uso. Una volta immessi nella vasca di fermentazione e grazie all’energia assorbita dalla luce danno luogo alla loro preziosa digestione.
La tecnologia sembra promettente anche per utilizzi civili,soprattutto nelle zone colpite da catastrofi naturali: un bel cumulo di immondizia e qualche bioreattore potrebbero dare, nel giro di poche ore, corrente elettrica, acqua calda, luce e riscaldamento a un ospedale da campo o a un rifugio d’emergenza. Secondo gli scienziati un singolo bioreattore potrebbe essere operativo in  2-4 giorni dopo la sua installazione e dal quel momento sarebbe in grado di produrre 100-200 litri di fitolo al giorno.

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