Il credito di imposta per attività di ricerca e sviluppo (di cui all’art. 3 del decreto-legge n. 145 del 2013 e successive modificazioni) consiste in un credito di imposta del 50% su spese incrementali in Ricerca e Sviluppo, riconosciuto fino a un massimo annuale di 20 milioni di €/anno per beneficiario e computato su una base fissa data dalla media delle spese in Ricerca e Sviluppo realizzati nei tre anni precedenti. Il credito di imposta può essere utilizzato, anche in caso di perdite, a copertura di un ampio insieme di imposte e contributi.
Sono agevolabili tutte le spese relative a ricerca fondamentale, ricerca industriale e sviluppo sperimentale: costi per personale altamente qualificato e tecnico, contratti di ricerca con università, enti di ricerca, imprese, start up e PMI innovative, quote di ammortamento di strumenti e attrezzature di laboratorio, competenze tecniche e privative industriali. La misura è applicabile per le spese in Ricerca e Sviluppo che saranno sostenute nel periodo 2017-2020.
La circolare direttoriale 9 febbraio 2018, n. 59990 – Credito di imposta per attività di ricerca e sviluppo (chiarimenti software) interviene sulla disciplina del credito di imposta per le attività di ricerca e sviluppo, fornendo ulteriori istruzioni sui criteri di individuazione delle attività ammissibili al beneficio nello specifico settore del software.
In questa prospettiva, considerando lo stretto collegamento tra le definizioni adottate dalla norma agevolativa e quelle contenute nella Comunicazione della Commissione Europea 2014/C 198/01 del 27 giugno 2014, la circolare fornisce i criteri sistematici per l’individuazione delle attività ammissibili del settore del software alla luce dei principi contenuti nel cosiddetto Manuale di Frascati, base interpretativa della citata disciplina comunitaria.
Scarica qui la circolare n.59990 del 09/02/2018.
Fonte: Ministero dello Sviluppo Economico
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