Ieri 13 maggio 2014 in occasione del Consiglio informale Ricerca tenutosi ad Atene, c’è stato l’intervento del Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), Prof. Stefania Giannini la quale ha introdotto la possibilità di un partenariato per la ricerca e l’innovazione nell’area mediterranea.
Il lancio del Programma Horizon 2020, ha messo in luce come le aree problematiche che la società contemporanea si trova ad affrontare sono di dimensioni tali che nessun Paese da solo può sperare di risolverle. Nell’area mediterranea, otto sono i Paesi Membri dell’Unione che si affacciano sul Mediterraneo; quasi altrettanti sono quelli che hanno intrapreso il percorso di adesione o sono candidati potenziali; altri 9 sono quelli della costa asiatica e africana. La salute e il benessere dei cittadini non possono essere preservati all’interno dei confini statuali; non si può immaginare di poter garantire la sicurezza alimentare o la qualità delle acque marine o interne di un Paese, senza preoccuparsi di quel che avviene intorno. lo stesso vale per la sicurezza e sostenibilità ambientale del trasporto, per il clima ed i suoi cambiamenti, per i problemi legati agli squilibri e ai conflitti sociali, che minano la coesione all’interno e fra gli stati.
Pertanto esiste il rischio concreto che quello che è stato nei secoli un formidabile serbatoio di benessere possa prosciugarsi (in senso metaforico) e trasformarsi in una potenziale fonte di problemi. Solo la ricerca può metterci al riparo da questo rischio. La Giannini pensa ad un grande programma integrato di ricerca e innovazione sul quale convergano tutti i Paesi che, per la loro collocazione geografica, hanno un preciso, immediato interesse a salvaguardare la ricchezza che il bacino del Mediterraneo rappresenta, non solo in termini di risorse materiali dirette, ma anche indirette: ad esempio cultura e turismo. L’iniziativa mira a realizzare una Partnership for Research and Innovation in the Mediterranean Area.Il PRIMA ambisce ad affrontare, in maniera integrata e multidimensionale, quelle che sono le sfide riconosciute come prioritarie dalla compagine che, nel programma, s’impegna insieme alla Commissione dal punto di vista politico e finanziario. Si può pensare ad esso come ad una declinazione territorialmente definita di Horizon 2020, una forma di realizzazione di quella “specializzazione intelligente” che la Commissione indica agli Stati Membri quale strumento per ottimizzare le risorse investite, riducendo la frammentazione ed eliminando le duplicazioni inutili.
Si tratta di un modello virtuoso che non solo darà un forte impulso alla realizzazione di un vero Spazio Europeo della Ricerca, ma potrà rappresentare anche un elemento di promozione della crescita e dell’occupazione. L’obiettivo è di giungere, entro dicembre, alla formulazione di Conclusioni del Consiglio che invitino la Commissione a formulare al Parlamento e al Consiglio Europeo una proposta di decisione relativa alla partecipazione dell’Unione a un programma di ricerca e sviluppo per l’area mediterranea, secondo l’art. 185 del Trattato per il Funzionamento dell’Unione Europea.
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